Tuesday 23 February 2010

Sanremo 2010

L'anno scorso era stata l'edizione delle Nuove Proposte, da cui erano emerse voci così interessanti da impedirmi di notare subito Malika Ayane. Mea Culpa: Come Foglie meritava (soprattutto la voce), e infatti alla distanza è emersa, ed è anche maturata. Quest'anno porta Ricomincio Da Qui (tratto dall'album Grovigli, di cui vedete qui la copertina), un brano molto più sofisticato, meno immediato, ma più emozionante. I palati fini lo riconoscono, e per il premio della Critica, giustamente, non c'è storia.
Quest'anno la categoria si chiama Nuova Generazione, ed era impossibile che ci fosse un exploit come quello dell'anno scorso. Infatti il vincitore Tony Maiello andrà bene a chi apprezza i cantanti sentimentali napoletani, ma ben difficilmente ripeterà il successo di Sincerità di Arisa, che quest'anno è tornata con un brano un po' confuso: ritornello orecchiabile ma troppo veloce, e completamente staccato dalla strofa, un potenziale successo viene pasticciato e alla fine si può solo sorridere per le simpatiche coriste, le Sorelle Marinetti, un trio di travestiti... degna di nota l'esibizione con il jazzista Lino Patruno, che ha dato un po' più di coesione e significato alla canzone.


Dalla mediocrità degli appartenenti a questa categoria (con episodi davvero irritanti come quello dei teen idol Broken Heart College) possiamo salvare appena Romeus per quel pizzico di inventiva in più, La Fame Di Camilla, una band che almeno ci prova, a fare rock, e Nina Zilli che ha una canzone zeppa di stereotipi soul ma una voce molto valida che merita di essere riascoltata in una migliore occasione.
L'unica ad emergere davvero è una quindicenne, Jessica Brando, anche se forse pochi si accorgono di lei, se non per il fatto che la prima serata non può cantare perchè è troppo giovane per esibirsi dopo mezzanotte. Valeria Rossi, sì, quella del tormentone Sole-Cuore-Amore di quasi un decennio fa, le fa cantare Dove Non Ci Sono Ore, una canzone molto sofisticata (in particolare il ritornello è di una raffinatezza incredibile) e con un testo meraviglioso ma forse troppo complicato per lei, che però se la cava e la interpreta bene, anche grazie alla sua bellissima voce.
Come il vincitore della Nuova Generazione, anche il vincitore dei Big, Valerio Scanu, proviene da Amici. Anche il suo brano è del tutto insignificante, e mi pare che non abbia neppure una gran voce o qualità interpretative, ma evidentemente il personaggio televisivo è sufficiente a ribaltare, col televoto, l'eliminazione da parte della giuria demoscopica della prima serata. La sua vittoria è, incredibilmente, un sollievo, se si tiene conto che l'atroce trio Pupo, Emanuele Filiberto e Canonici è arrivato secondo (sempre ribaltando l'eliminazione della giuria, tra moti di sdegno e ribellione nel pubblico, in sala stampa e tra gli orchestrali).
Un altro personaggio televisivo arriva terzo, Marco Mengoni proviene da X Factor e non si capisce bene se può essere qualcosa di più di un alter ego più irritante di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro... forse sì forse no, come canta lui stesso... dallo stesso talent show proviene Noemi che, come Karima l'anno scorso, dimostra che, sebbene raramente, da questi programmi inguardabili può anche emergere una voce interessante: Per Tutta La Vita ha strofa e ritornello che sono una cucitura di due canzoni già sentite, ma lei sembra un incrocio tra Nada e Loredana Bertè, perciò merita attenzione, e infatti al momento domina la classifica dei singoli di iTunes.
Toto Cutugno e Nino D'Angelo sono parodie di loro stessi, e meritano la conferma della loro eliminazione, i Sonohra sono più giovani ma sono ancora peggio, anche di chi ha portato sul palco una Nilla Pizzi novantunenne in evidente difficoltà, mancandole completamente di rispetto.
Povia sfrutta, come al solito, argomenti delicati e porta un brano su Eluana Englaro che un cardinale definisce "inno all'eutanasia". In realtà non si può far meno di ammettere che la melodia è piacevole e il testo emozionante ma rispettoso, alla fine nessuno ha niente da ridire...
Simone Cristicchi sembra Caparezza con la sua canzoncina divertente e polemica, Fabrizio Moro sembra un cantante reggae, due brani piacevoli, ma in quest'edizione di Sanremo tra alti e bassi c'è di meglio: Irene Grandi richiama Bianconi dei Baustelle che, dopo la mega hit Bruci La Città, le scrive un'altra canzone che funziona, La Cometa Di Halley, e poi c'è un Enrico Ruggeri sorprendente: di solito mi dice poco, ma La Notte Delle Fate è una canzone ambiziosa e molto emozionante.
Irene Fornaciari ha imparato un paio di trucchi dal padre (ovviamente Zucchero) e li utilizza con la sua splendida voce per un'interpretazione sbalorditiva di una bella canzone, accompagnata dai Nomadi.
Questo è Sanremo, un carrozzone di cui si vorrebbe fare a meno, ma ciò significherebbe rinunciare a quella manciata di belle canzoni che puntualmente emergono nel marasma trash, e che nell'esecuzione con l'orchestra sono sempre impreziosite rispetto alla versione in studio.
Per ogni Pupo che si porta dietro un Savoia per uno squallido inno populista c'è una Fornaciari che incanta, per ogni Scanu che vince immeritatamente c'è una Malika Ayane vincitrice morale.

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