Monday 29 February 2016

Sunday 28 February 2016

Sanremo 2016



Anche quest'anno è valsa la pena di guardare il Festival per quella manciata di canzoni di qualità, stavolta tutte cantate da donne eccetto il vincitore delle Nuove Proposte. Francesco Gabbani viene da una lunga gavetta ed ha portato una ventata di ritmo ed ironia, spiccando notevolmente sugli altri artisti della sezione che non vale neppure la pena menzionare. Per esempio Chiara Dello Iacovo ha ricevuto un premio dalla Sala Stampa ma sembrava un bambino che cantava allo Zecchino d'Oro, Cecile ha sprecato una bella voce per una canzone volgarotta dal messaggio antirazzista piuttosto banale ed Ermal Meta, che pure era risultato interessante con La Fame di Camilla, ha portato un brano innocuo.



E' un peccato che gli Stadio, che solitamente fanno belle canzoni e che hanno anche un nuovo album complessivamente valido, abbiano vinto il Festival con quella che è forse la canzone più brutta della loro carriera. E' come se avessero voluto riproporre a modo loro la pomposità populista de Il Volo dell'anno scorso.
Inspiegabilmente premiato dalle vendite post-Sanremo è Valerio Scanu, probabilmente è il ritornello che funziona e dona un'insapettata seconda chance ad un artista che sembrava sull'orlo di un meritato oblio dalle scene. Il suo sosia Alessio Bernabei cerca di fare il Nek di quest'anno con un brano che scimmiotta la dance, ma fallisce miseramente, sebbene gli vada molto meglio che alla sua ex band, Dear Jack, canzone banalissima e nuovo cantante pessimo. Tutti prendono in giro gli Zero Assoluto, ma loro in confronto avevano un brano quasi accettabile.
I consensi, inizialmente sembravano convergere su Enrico Ruggeri che citava sé stesso per l'ennesima volta e invece piano piano è salita Francesca Michielin, nonostante l'esecuzione incerta di una canzone piuttosto insipida ed un look da Casa nella Prateria, anche se è sempre meglio del duo terzo classificato formato da Deborah Iurato e Giovanni Caccamo, che l'anno scorso si era rivelato valido cantautore trionfando meritatamente nelle Nuove Proposte, e quest'anno cos'ha fatto? Ha portato una ballatona idiota scritta da Sangiorgi dei Negramaro che ha fatto ricomparire sul palco dell'Ariston lo spettro di Gio di Tonno. Un altro che inizialmente riscuote inspiegati consensi è Lorenzo Fragola, avere 20 anni e canzoni che fan venire nostalgia di Toto Cutugno. E' impressionante come Irene Fornaciari sfidi la costante indifferenza del pubblico, addirittura per la quarta volta. Ancora una sfida persa, se il padre le vuole bene deve cominciare ad immaginare un futuro diverso per lei..
Patty Pravo ha cantato meravigliosamente tante belle canzoni nella sua carriera, non c'era proprio bisogno di vederla cantare a fatica una canzonetta senza spessore. Si è rifatta nella serata delle cover con una magnifica auto-cover di Tutt'al Più. Altra delusione da Neffa, che prima è stato forse il miglior rapper degli anni 90, poi una dignitosa pop star ma torna all'Ariston per stonicchiare un motivetto in cui forse non crede neanche lui.
Si ironizza su Rocco Hunt, ma la sua citazione funky di Pino Daniele funziona e la sua esecuzione oscilla agilmente fra cantato e rap. Un po' quello che voleva fare il più blasonato Clementino, che però a mio parere non ce l'ha fatta.
Mezza delusione per Elio e Le Storie Tese. Vincere l'Odio è un esercizio di stile come La Canzone Mononota, stavolta si tratta della canzone di soli ritornelli... non mancano le idee spassose nel testo, ma sarebbe stato bello se stavolta avessero portato una delle loro bellissime canzoni "vere". D'altro canto anche il nuovo album (nonostante alcuni brani piacevoli) si mantiene complessivamente sottotono come L'Album Biango, lontano dall'ispirazione degli anni migliori. I Bluvertigo portano una canzone stupenda con un ritornello splendido ed un arrangiamento sontuoso, peccato che la voce di Morgan non torna più. Insomma non ho potuto tifare per queste due band di cui sono fan da decenni..
E invece la qualità salvata dalle donne, dicevamo. Annalisa canta molto bene il testo più bello di tutto il Festival ("...io non tornerò, perchè non hai futuro, e io ho già poco tempo per me stessa, figuriamoci per gente come te..."), peccato che la melodia rimanga in bilico fra citazioni di Lucio Dalla e Loredana Bertè. Manca un po' di originalità, che troviamo invece a piene mani (nonostante Masini compaia fra le firme), nel brano raffinato ed emozionante di Noemi, con un ritornello formidabile dagli echi pucciniani. Meritava di più anche la canzone di Arisa (impeccabile, come sempre, nell'interpretazione), che mi ha ricordato Joni Mitchell e Carly Simon, insomma roba fina. La vera sorpresa è Dolcenera, discutibile personaggio televisivo reduce da hit dance che potremmo definire al massimo "piacevoli", canta e suona magnificamente un piano jazz nel sofisticatissimo soul di Ora O Mai Più, impreziosita da un coro magnifico ed un arrangiamento perfetto.
Il fatto che Noemi e Dolcenera abbiano rischiato l'eliminazione e che nessuna di queste donne si sia piazzata vicino al podio è allarmante, perchè dobbiamo sperare che questo non tolga la voglia agli artisti delle edizioni future di osare con la qualità, senza appiattirsi sulle soluzioni populiste che sono state invece premiate da piazzamenti e vendite.